Ogni primavera, da quasi un secolo, la carovana ciclistica del “Giro d’Italia” ripropone attraverso l’agonismo dello sport l’epopea del viaggio in Italia. In questo lento e spettacolare attraversamento della penisola, che contiene la storia e la figura dell’Occidente, Daniele De Lonti ha trovato l’occasione per cercare una nuova immagine della propria identità e dell’identità della sua nazione. Nell’atto di fotografare il “Giro d’Italia”, De Lonti decide di essere un uomo comune e di diventare uno spettatore qualunque. Egli sceglie il giorno prima il punto significativo in cui scattare l’immagine della tappa del giorno dopo. E in quel punto aspetta immobile come il paesaggio, immobile come la folla, immobile come gli edifici, davanti ai corridori che sfrecciano invisibili come il vento. Veri protagonisti di questo viaggio in Italia sono gli spettatori, i luoghi, le architetture antiche e moderne e gli straordinari scenari della nostra penisola. Nella leggerezza di un nuovo sguardo, le immagini di De Lonti ci fanno comprendere che è l’Italia con la sua straordinaria complessità e bellezza a viaggiare dentro di noi, donandoci un istante di stupore e di gioia.
Daniele De Lonti nasce a Milano nel 1959 e partecipa attivamente ai movimenti politici giovanili che animano la scena italiana sul finire degli anni settanta. In questa esperienza matura la consapevolezza che la libertà dell’uomo si gioca nella libertà e nella verità dello sguardo rispetto al tentativo di omologazione globale in atto nella società contemporanea. Si iscrive alla Civica Scuola di Fotografia di Milano e segue l’insegnamento di Giovanni Chiaramonte, diventandone quindi assistente nel 1988. Nei due anni successivi viaggia così attraverso l’Italia, l’Europa, il Medio Oriente e gli Stati Uniti. Decide di lavorare per Luigi Ghirri, attratto dalla sua poetica e dalla sua modalità di vita. Nel 1990 si trasferisce a Vezzano, un piccolo paese della campagna emiliana. Alla morte di Ghirri, nel 1991, inizia un personale percorso creativo, collaborando con “Linea di Confine” e l’Archivio dello Spazio della Provincia di Milano, continuando a seguire l’attività espositiva ed editoriale dell’Archivio Luigi Ghirri. Con l’architetto Alberto Ferlenga lavora sulle architetture di A. Rossi, P. Bonatz e D. Pikionis, collaborando poi con numerosi progettisti italiani. Nel 1996 segue il seminario dell’americano Frank Gohlke, trovando conferma delle ragioni della propria poetica come forma di libertà personale. Nel 2001 decide di ritornare in Lombardia e attualmente risiede a Milano.