Se ora, iniziando il nostro giro dal Nord, ci portiamo ad esempio a Bagnoregio, patria di San Bonaventura e oggi dello scrittore Bonaventura Tecchi, la natura composita del Lazio. Specie ai margini si fa evidente. Bagnoregio è una cittadina in altura; di là d’una valle scoscesa, quasi d’un baratro, sorge davanti ad essa, sopra una punta, Civita di Bagnoregio, che la popolazione va abbandonando perché la roccia sotto l’abitato frana, piccolo borgo, quasi morto di un impareggiabile pittoresco. È un panorama di calanchi tufacei, nudi, cangianti con le ore da viola al grigio livido; ma cambiando versante si scorgono pendici amene coperte di olivi e di vigne. Qui tre paesaggi si fondono e quasi si incrociano, il toscano con i calanchi, come intorno a Siena e a Volterra, l’umbro grazioso, ed il laziale dalle grandi rocce pittoriche; si pensa a quelle opere dei manieristi, che si studiavano di unire le caratteristiche di scuole e maestri contrastanti.
Guido Piovene, da viaggio in Italia