Pieve di Soligo

Docente W.A.Ve. 2018
Wang Hongjun [CN]

Collaboratore
Wanli Mo [CN]

Qui infatti, in questa zona (…), possiamo dire che troviamo ancora conservata quella profonda, viva partecipazione delle piccole opere umane alla carnalità stessa della terra, del paesaggio, e in effetti la vera opera d’arte si confonde con ciò che è artigiano (…) si può dire che è un esempio (…) di questa collaborazione profonda fra l’uomo e la Natura..

Andrea Zanzotto, 1974

Solighetto è una frazione del comune di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, nella parte orientale del Quartier del Piave, il cui territorio, a vocazione vinicola, è prevalentemente pianeggiante e in parte collinare, attraversato dal fiume Soligo e sovrastato, insieme ad altri, dal colle San Gallo, in modo da creare una quinta naturale a nord per la pianura di Pieve.

Paese raccolto intorno al vecchio nucleo di piazza Libertà, Solighetto vanta alcuni luoghi di interesse storico e paesaggistico degni di nota, come la chiesa, la canonica e la villa veneta settecentesca Villa Brandolini d’Adda, circondata da un ampio giardino,cuore culturale del paese. Completamente restaurata e restituita all’antico splendore, Villa Brandolini è un prestigioso luogo di eventi ed esposizioni e sede di rappresentanza della Fondazione Francesco Fabbri che ne articola un programma culturale glocal in grado di valorizzare, attraverso le forme d’arte, l’identità locale, ma anche dando spazio ai progetti più interessanti e innovativi di giovani creativi, che vengono accolti nella residenza d’artista “Casa Fabbri”, quartier generale della fondazione e  laboratorio di confronto e sperimentazione. Mission di questa realtà è infatti non solo essere un luogo ma anche un modo per favorire una corrente di pensiero innovativo in grado di innescare un’evoluzione positiva a livello culturale, sociale, economico e territoriale.

Un albergo diffuso a Solighetto

Il tema del rilancio dei borghi di piccola dimensione sul territorio italiano è estremamente attuale. In molti casi, a causa della posizione geografica, del progressivo spopolamento verificatosi dal secondo dopoguerra e delle variazioni delle dinamiche economiche locali, questi insediamenti sono rimasti per decenni testimonianza intatta e disabitata di una vita che non si voleva più condurre. Il recente sviluppo di forme di turismo slow, insieme a un emergente interesse per la vita rurale in chiave arcadica, ha permesso di rivitalizzare molte località italiane con l’inserimento di nuove funzioni all’interno dell’antico borgo, puntando sul turismo come volano di rigenerazione. Il caso di Solighetto, frazione di Pieve di Soligo collocata ai piedi delle prealpi trevigiane, si differenzia fortemente da questa situazione per le favorevoli condizioni socio-economiche dell’area, la cui ricchezza è legata ai prodotti del territorio, oltre che per la posizione, facilmente raggiungibile dai principali centri della cintura prealpina.

La frazione è un insediamento di origine rurale, da sempre connesso all’economia agricola e in particolar modo alla produzione vinicola, nel XII secolo una gastaldia che vantava ben due castelli. Allo stato attuale, le poche testimonianze del centro antico del paese si collocano lungo le vie che da piazza Libertà si dirigono verso sud (Pieve di Soligo) ed est, mentre lungo la via che conduce a nord (Follina) e la sede del Castelletto, oggi distrutto, si trova la settecentesca villa Brandolini. La restante parte di Solighetto è caratterizzato da un’urbanizzazione diffusa per lo più a destinazione residenziale, con saltuaria presenza di edifici artigianali e produttivi. L’esercitazione progettuale dei W.A.Ve. 2018 si propone di studiare un modello di riuso del patrimonio esistente, in un contesto di piccole dimensioni quale Solighetto, che possa portare arricchimento al il tessuto sociale ed economico esistente, con l’inserimento di funzioni collettive, alcune trasversali alle utenze residenziale e turistica ed altre a destinazione prettamente turistica.