Maida

Docente W.A.Ve. 2018
Patrizia Montini Zimolo [IUAV]

Collaboratori
Daniele Chiriaco [IT]
Marco Lucchiari [IT]
Federico Trenna [IT]
Flavia Vaccher [IT]

Maida si trova su una collina che si eleva dalla pianura e conta circa tremila anime. Un minimo di spirito d’iniziativa sarebbe bastato a collegare la cittadina con l’arteria principale che attraversa la zona, mediante la costruzione di un breve tronco di strada, ma mi resi conto che nessun tentativo del genere era mai stato fatto, e dovetti arrampicarmi su per uno scosceso sentiero che poteva venir percorso solo dagli zoccoli sicuri dei muli calabresi.

Craufurd Tait Ramage, 1828

Maida è un comune della provincia di Catanzaro in Calabria, che sorge su una collina tra i fiumi Jayari ad ovest e Cottola ad est. Il territorio comunale comprende anche la frazione di minoranza etnica e linguistica albanese di Vena di Maida.

Per secoli è stato un territorio feudale del Regno di Napoli. Nel ‘500 furono costruite numerose torri di avvistamento, di cui sono ancora visibili i ruderi, per proteggersi dalle incursioni saracene. Nel ‘700, Maida perse alcuni dei suoi manufatti più importanti quali il castello, l’ospedale, il teatro, le mura cittadine e varie chiese, in seguito ad un terremoto. Tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’‘800 sorsero numerosi palazzi, progettati da un allievo di Vanvitelli. Dopo l’Unità d’Italia, Maida visse gli stessi problemi economici e politici degli altri paesi del Sud. La terra era nelle mani di pochi latifondisti e l’unica risorsa era l’artigianato. Alla fine dell’Ottocento ha avuto inizioil processo di emigrazione che è continuato per tutto il ‘900. In seguito alla devastazione dovuta all’alluvione del 1953, il comune ha subìto una nuova ondata di emigrazione.

Nel paese sono ancora presenti i ruderi dell’antico castello, di forma quadrata con quattro torri agli angoli, e di un acquedotto. Negli anni ‘50 è stato circondato da costruzioni moderne, che in parte lo nascondono.

Maida altrimenti.
Gradini verso il cielo.

Maida è uno di quei piccoli centri arroccati della Calabria che ha costruito per circa un millennio un quadro ambientale duramente condizionato dalle esigenze di difesa delle popolazioni – contro la malaria, contro le incursioni – e da un orografia tormentata, dando vita a quel convivere fatto di“mille isolamenti’ che ancora oggi caratterizza la regione. Piccoli centri, ma custodi di tradizione, storia e cultura.

Nella stessa Maida, che non conta più di 4700 abitanti, sono ancora numerose le tracce del passato: il Castello di origine normanna, ubicato nella parte alta del centro abitato, la porta meridionale di accesso al borgo chiamata Arco di S. Antonio, facente parte dell’acquedotto che forniva l’intero abitato, il convento di S. Domenico, collocato entro le mura, e lungo il costone est la chiesa di Gesù e Maria con annesso il convento conosciuto come Convento dei Frati Minori di S. Francesco di Paola, e a sud il convento dei Padri dei Cappuccini, tutti elementi che possono diventare motori dell’aprirsi del borgo ad un uso più attuale dei suoi monumenti nel centro e fuori nel territorio. All’ oggi poco più che frammenti che raccontano di un’antica integrazione tra il borgo e il suo territorio, quando l’opera architettonica era frutto di un intenso confronto tra le singole costruzioni e la natura dei luoghi.

La finalità è di rompere l’isolamento del borgo e aprire a un più stretto rapporto tra il centro e il  territorio, proponendo un’ampia gamma di collegamenti, più o meno convenzionali, che individuano quelli che sono delle possibili centralità, luoghi di sosta e di incontro, di ingresso a nuovi spazi per la cultura, il tempo libero, recuperati in vicinanza degli edifici storici esistenti e in prossimità delle abbazie e dei conventi e promuovere allo stesso tempo una politica del vivere che porti a riscoprire antiche forme insediative e produttive e le inserisca in più attuali circuiti produttivi, culturali e turistici.

Continuando a intessere quella fitta rete di relazioni e percorsi che da sempre ha attraversato lo spazio fisico del Mediterraneo, caratterizzato da una serie di luoghi di produzione agricola, di mercato, di scambio, di incontro. Nuovi punti di interesse, piccole volumetrie necessarie per superare un isolamento e disegnare nuove figure nel borgo di Maida, teste di ponte di percorsi che portano dentro e fuori il borgo, varchi di accesso al centro storico, a palazzi, chiese, conventi, che diventano corpi vivi e incorporano il territorio che li circonda e si fanno incorporare da esso. Piccole architetture dicevamo, ma significative sentinelle, che segnalano che qualcosa a Maida è cambiato.

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