Canosa di Puglia

Docenti W.A.Ve. 2018
COR Arquitectos [IT – PO]

Collaboratori
Anna Merci [IT]
Paolo Didoné [IT]

Se si volesse dar la storia antica di Canosa, si dovrebbe empir un volume. Tanto celebre fu una volta questa città e tanto superbe magnificenze ella poteva mostrare.

Abate Domenico Romanelli, 1818

Canosa di Puglia è un comune della provincia di Barletta-Andria-Trani, appartenente alla regione Puglia. Si situa sul margine nord-occidentale dell’altopiano delle Murge, da cui domina la Valle dell’Ofanto e le pianure del Tavoliere, spaziando dal monte Vulture al Gargano, fino alla costa adriatica.

È considerata uno dei principali centri archeologici della Puglia ed uno dei casi più significativi di città a lunghissima continuità di insediamento. Appartenente all’antica regione della Daunia, i registri storici riportano che è stata abitata ininterrottamente a partire dal IX secolo a.C. Per via della sua posizione geografica strategica, il suo territorio è stato frequentato da varie popolazioni italiche prima ed è divenuto ponte tra Oriente e Occidente poi: la città si è delineata come un importante centro già in epoca romana – della quale sono ancora presenti numerose testimonianze.

Situata in zona di intensa attività sismica, Canosa è stata danneggiata da diversi terremoti nel corso dei secoli e per questa ragione la ricostruzione del tessuto urbano è stata una tematica costante. Attualmente Canosa ha un’economia basata prevalentemente sull’agricoltura, con un’importante presenza turistica e del manifatturiero legato all’artigianato.

L’amministrazione comunale di Canosa ha definito uno schema strategico di valorizzazione del suo patrimonio storico-archeologico mediante la rigenerazione dello spazio pubblico della città per realizzare nuovi spazi collettivi che mettano a sistema i numerosi scavi archeologici con gli spazi aperti pubblici e favoriscano l’economia del turismo culturale. All’interno di questa strategia generale, si vuole sfruttare la peculiare stratificazione della città mediante la progettazione di un sistema museale ipogeo che non sia mero contenitore, ma un dispositivo in grado di dialogare con il sistema urbano restituendo un reale spaccato della complessa storia urbana e architettonica di Canosa. Per raggiungere questo obiettivo, si vuole lavorare sull’articolato sistema del sottosuolo e sulla sua connessione con il livello superiore, in modo da legarlo ai principali monumenti della città fino a farlo coincidere con la città stessa: non un semplice museo, ma una città che diventa lei stessa museo.

In particolare l’area individuata si trova nella parte centrale della città, tra il borgo antico e la città ottocentesca, dove si trovano i cortili di pertinenza privata che danno accesso a uno dei principali sistemi di grotte su cui sorge la città. Si tratta di un progetto complesso che può essere sviluppato a diverse scale. Ad una scala più urbana può essere progettato un masterplan che consideri l’intero sistema delle cavità e le molteplici attività legate al turismo archeologico che il complesso museale può ospitare. Concentrandosi su una delle cave, utilizzando come caso esemplare la cava dell’Azzellino, si può progettare – data la sua vicinanza alla cattedrale di San Sabino – la porta di ingresso alla città sotterranea. Un progetto complesso, reso ancora più interessante dalle diverse quote delle grotte, che vanno connesse tra loro e, soprattutto, con la quota a cui si assestano alcuni dei principali monumenti del centro: l’area degli scavi sotto il teatro, la quota originaria della cattedrale di San Sabino e del complesso della tomba di Boemondo e alcuni complessi archeologici come le terme Lomuscio e Giove Toro.

Stazione di Barletta

Sempre nell’ottica di favorire il turismo culturale e valorizzare l’immenso patrimonio archeologico di Canosa, ci si propone di ripensare la stazione ferroviaria di Barletta, perché possa diventare un luogo di connessione tra l’asse adriatico e l’interno della Puglia. Le stazioni non possono più essere pensate come soli luoghi di attesa e di passaggio ma possono diventare luoghi di servizi, di produzione e di promozione del territorio che servono. Il piazzale della stazione si configura come uno spazio per la mobilità su gomma, mentre dovrebbe assumere un’accezione più pubblica e mista, dove la mobilità non consista nel cambio di mezzo. I binari della stazione separano due parti importanti della città e stimolano una riflessione sul loro superamento anche sfruttando l’area dismessa in prossimità di nuove funzioni urbane su cui il comune ha da tempo investito come l’Orto Botanico. Questa porzione può raggiungere una più completa rigenerazione anche grazie il ripensamento dell’ex-distilleria in rapporto alla stazione.

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