Docente W.A.Ve. 2018
ElasticoSPA (Stefano Pujatti) [IT]
Collaboratori
Paolo Borghino [IT]
Davide Ferrando [IT]
Siamo ancora in Europa? Abbiamo già passato la soglia dell’Oriente? Come un porto di una delle isole Cicladi, bianca e quasi impallidita dal sole, con tetti piani, sparsa di cupole moresche e con le cime dei campanili stranamente acuminate, si stende Messina sul mare e sale dai monti, che si alzano rapidamente dalla costa. Scabrosa e con profilo irregolarmente dentato e solcato dalle spaccature profonde, taglienti e irte delle valli, si stende la catena dei monti Pelori fino al promontorio, all’apertura dello stretto.
Carl August Schneegans, 1890
La città di Messina si sviluppa lungo la costa nord-est della Sicilia, sull’omonimo Stretto: la sua strategica posizione geografica la rende al giorno d’oggi il primo porto in Italia per transito di passeggeri. Fu la prima colonia fondata dai Greci nell’VIII secolo a.C., prima con il nome di Zancle e poi di Messene. La sua storica vocazione portuale la rese un importante nodo commerciale nel corso dei domini svevo, aragonese e angioino e visse un periodo di grande ricchezza fino alla metà del XVII secolo, contendendo a Palermo il ruolo di capitale siciliana.
Gran parte del patrimonio architettonico e artistico della città è stato distrutto dai due forti terremoti del 1783 e 1908: restano a sua testimonianza il Duomo di impianto altomedievale, le molte fontane monumentali e i palazzi del centro storico, oltre a molti interessanti edifici del primo Novecento. Di grande importanza è l’Università, fondata nel 1548 da sant’Ignazio di Loyola come Collegio dei Gesuiti. La produzione agricola e di allevamento delle campagne rivestono un ruolo importante nell’economia locale, al fianco della pesca e del turismo crocieristico.
Messina, stretta tra il sistema montuoso dei Peloritani e i 50 km di costa, com’è noto è una città a sviluppo lineare scandita trasversalmente dal succedersi degli invasi delle fiumare oggi in gran parte tombate e divenute arterie stradali. Malgrado lo stretto rapporto di contiguità tra aree centrali nevralgiche e la costa, come spesso accade nelle città di mare, Messina si caratterizza per una radicata difficoltà ad abitare la sua parte più pregiata. Dalla ricostruzione post sisma fino ad oggi, una lunga serie di scelte localizzative hanno condizionato pesantemente lo sviluppo della città ed il suo rapporto con la linea di costa. La posizione della stazione marittima, con il conseguente fascio di binari, la destinazione industriale della zona falcata, la localizzazione dei traghetti privati nella rada S. Francesco e, infine, il tracciato della linea tranviaria con il suo sistema di opere di protezione, hanno sancito la progressiva separazione delle aree più pregiate della città dal mare. Una separazione che, nella parte limitata dal parco ferroviario, si presenta così netta e radicata nella percezione dello spazio urbano, da far apparire sorprendente nella sua potenza ma pur sempre estraneo, lo scorcio di Stretto che appare ogni volta sugli assi delle fiumare.
(Adriana Galbo, 2010, Villard:10)
Area Dogana
L’ambito della Dogana è un’area centrale posta sulla testata del più importante asse commerciale della città il viale San Martino, si compone di elementi eterogenei: l’edificio storico della Dogana con la sua tettoia in ferro, primo edificio pubblico ricostruito dopo il sisma del 1908, alcuni manufatti sotto-utilizzati a servizio del porto, il mercato ittico e i due grandi silos del grano, anch’essi dismessi, e infine il terminai galleggiante per i mezzi veloci di attraversamento dello stretto. Sullo sfondo l’architettura della stazione marittima del Mazzoni che, con il suo fronte curvo razionalista che scavalca il fascio dei binari proveniente da sud, conclude il fronte urbano dell’affaccio a mare di questa parte di città. Il tema della necessaria ridefinizione di spazi e funzioni connesse al traffico commerciale, si unisce alla suggestione del possibile riuso dei silos e dell’edificio storico della Dogana. L’asse proveniente dalla prosecuzione di Viale S. Martino – naturale collegamento tra il centro commerciale della città e il suo sbocco a mare – trova come terminale l’edificio della Dogana, parzialmente in disuso e potenziale centro di smistamento turistico. Anche in questo caso la linea tranviaria e la presenza fisica del limite portuale impediscono delle connessioni dirette tra il tessuto urbano e l’affaccio a mare e l’intera area è priva di servizi legati sia al turismo, sia alla mobilità giornaliera tra le due sponde dello Stretto. La perimetrazione si estende a comprendere l’area dei silos granai, del mercato ittico e di alcuni edifici a servizio del porto attualmente sottoutilizzati.
Parco ferroviario – Area Portalegni
Immediatamente più a sud della Dogana si trova l’area del parco ferroviario estesa tra la linea di costa ed il grande edificio della stazione. L’asse della fiumara Portalegni diventa in questo caso un sovrappasso che collega il centro della città alla costa. Ha inizio una diversa parte della città, introversa, distante da quella finora descritta nel suo pur conflittuale rapporto con il mare. La presenza del fascio di binari che si estende per alcuni chilometri ha di fatto determinato una separazione totale tra tessuto urbano e linea di costa, escludendo dalla vita della città una porzione di territorio che è da qualche tempo al centro dei programmi di riqualificazione dell’Amministrazione. La realizzazione dell’attraversamento stabile sullo Stretto, implicherebbe infatti lo spostamento della stazione centrale a sud e l’interramento di gran parte dell’attuale sedime ferroviario, permettendo così da restituire alla città suoli e spazi preziosi sui quali costruire una nuova identità a partire dalla relazione con il paesaggio dello stretto.
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